Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite
Che cos’è la transizione ecologica?
Ne parliamo con Gianluca Ruggieri, curatore dell’omonimo libro edito da Altreconomia.
Una delle parole chiave del nostro tempo è “transizione”, che deriva dal latino transire, passare.
Riferendoci alla transizione ecologica siamo in un momento di passaggio importante da un modello globale basato sul carbonio fossile ad un nuovo modello post-carbonio. In realtà il contesto deve essere allargato a tutte le forme di impatto antropico sul Pianeta e alle conseguenti urgenze ambientali: perdita di biodiversità, deforestazione, sovrasfruttamento di risorse naturali e così via.
La transizione non avverrà con una bacchetta magica che ci porterà istantaneamente nel “nuovo mondo”, ma sarà un processo graduale, tanto più veloce ed efficace quanto le persone, a tutti i livelli e secondo i propri ruoli e capacità, prenderanno consapevolezza del significato di questo necessario passaggio e cominceranno ad investire e ad impegnarsi per il cambiamento.
Si fa molto affidamento sulla tecnologia, anche e soprattutto a livello governativo ma, e torno alla bacchetta magica, non esiste nulla che possa risolvere tutti i problemi. Nessuno nega l’importanza delle innovazioni tecnologiche che sono e saranno fondamentali, anche in un’ottica di creare nuovi posti di lavoro che sostituiscano quelli che saranno inevitabilmente persi con la transizione, ma bisogna stare attenti: spesso la tecnologia viene utilizzata come propaganda ma resta un’illusione.
Basti pensare ad esempio alla cattura e stoccaggio della CO2 o alla fusione nucleare, due tecnologie di cui si parla da lungo tempo ma non ancora realmente disponibili. Sicuramente arriveranno a maturità, ma è assurdo affidarsi a qualcosa di non ancora pronto piuttosto che utilizzare tecnologie già disponibili, oramai a basso costo, come la produzione di energia da fonti rinnovabili. Senza dimenticare che il passaggio fondamentale è un ridimensionamento dell’intero modello economico (estrazione-produzione-consumo) che passa anche dal nostro stile di vita.
Sicuramente è significativo aver cambiato il nome al ministero dell’Ambiente (anche se la transizione è trasversale a diversi dicasteri) e vedere questi temi sempre più diffondersi ma c’è ancora poca consapevolezza di cosa effettivamente sia la transizione ecologica.
Gianluca Ruggieri ha curato, assieme a Massimo Acanfora, una raccolta di punti di vista sui temi che concorrono alla transizione nel suo complesso: clima ed energia, capitale naturale ed agricolo, economia e sistema sociale e del lavoro, per finire con tematiche relative a cultura e pensiero.
Nel saggio “Che cos’è la transizione ecologica” edito da Altreconomia, in 24 capitoli di autori diversi, vengono illustrati in maniera chiara e completa le differenti tematiche specifiche.
L’obiettivo principale del libro, direi centrato in pieno, è quello di fare chiarezza sui temi che costruiscono la transizione e dare strumenti per capire verso dove stiamo andando: quanto l’educazione, la formazione, la cultura relativa a questi temi, a tutti i livelli e su larga scala, sono importanti – al di là delle innovazioni – per compiere il cammino della transizione?
Credo che ci siano quattro ambiti fondamentali che devono concorrere tra loro per guidare la rotta verso la transizione: l’innovazione tecnologica (avendo ben presente che da sola non risolve nulla o rischia di generare altri o nuovi danni e problemi); il decisore politico; l’ambito economico (sia produttivo che finanziario); le singole persone (che possono stimolare sia il mercato che i politici che a loro volta possono rispondere con i giusti incentivi). Oltre a questi quattro, sono fondamentali l’informazione e la formazione, con ruoli diversi perché spingono e agiscono su contesti differenti. Ma il messaggio comune è che dobbiamo renderci conto rapidamente di quale sia la scala di quello che dobbiamo fare e il modo in cui farlo. E dobbiamo capire in fretta che serve una forte accelerazione o altrimenti non ce la caviamo.
Tu ti occupi professionalmente di produzione di energia da fonti rinnovabili e ti definisci un “attivista energetico”: quanto il tema dell’energia in termini di produzione e gestione è strategico per la transizione?
Siamo in un momento molto delicato per tanti motivi, un contesto che ha reso ancora più evidente quanto il tema energetico sia strategico per la transizione. Prendiamo il prezzo all’ingrosso dell’elettricità. Se un anno fa era attorno a 60 €/MWh a fine 2021 ha toccato i 200 €/MWh, riflettendosi nell’aumento delle bollette che paghiamo ora. Ma ora, a qualche giorno dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, siamo a 400 €/MWh e ce ne accorgeremo tra un po’. Per il gas, discorso analogo.
Sappiamo bene peraltro che nella crisi climatica il settore energetico è sicuramente uno dei principali attori e che è lì che bisogna agire per ridurre gli impatti globali. Sappiamo anche che nella produzione da fonti rinnovabili si è fatta molta strada e stiamo finalmente assistendo ad un’accelerazione dirompente della crescita di questo settore. E questo si sta già riflettendo anche sul costo dell’energia che risulta decisamente più basso rispetto alle produzioni fossili tradizionali che, come sappiamo, dipendono fortemente da fattori geopolitici. Siamo in una fase in cui sta avvenendo una ridefinizione complessiva del sistema: produzione, distribuzione, efficienza, gestione degli accumuli: c’è ancora molta strada da fare, soprattutto in tema di accumuli e mobilità, ma la direzione è molto promettente.
Il libro è composto da 24 contributi di autori provenienti da contesti molto differenti: ingegneri, sociologi, agronomi, giuristi, filosofi, urbanisti, antropologi. Questo denota da un lato la complessità della transizione, dall’altra mostra le ampie possibilità di azione che possono generare progetti, attività, posti di lavoro. La transizione appare quindi come un’opportunità per tutti: come farlo capire?
Innanzitutto, voglio sottolineare oggi 8 marzo (giorno dell’intervista, ndr) i tanti contributi di autrici al libro: lo abbiamo voluto fortemente perché crediamo che le donne siano attrici indispensabili di questo tempo di transizione. Detto questo: non so come si fa! Credo che sia fondamentale mantenere un approccio ottimista ed essere consapevoli che tutto ciò che si fa può avere un impatto, a questo credo molto.
Credo poi molto nei giovani: se è finalmente avvenuto un cambiamento nel discorso pubblico e nell’approccio generale è merito loro. Siamo ancora nel contesto della pandemia e ora purtroppo della guerra, ma c’è sicuramente più consapevolezza che avere un approccio alla transizione e ai cambiamenti climatici basato sulla conoscenza delle cause e su come agire, può aiutare a risolvere anche altri problemi:
questo è avvenuto perché i ragazzi ci hanno obbligato a rifletterci. Se ci si pensa, il grande movimento studentesco del ’68 di fatto è durato 6 mesi; i Fridays For Future vanno avanti da 3 anni continuando a “picchiare duro”, e fortunatamente non hanno intenzione di fermarsi.
Direi poi che è fondamentale riuscire a tenere insieme tutte le questioni sociali legate alla transizione, sia dal punto di vista della gestione dei problemi sia nel cercare le soluzioni. Ogni impatto significativo porta ad un aumento delle diseguaglianze: le soluzioni devono riuscire a ridurle.
Il sottotitolo del libro è “per un cambiamento autentico e radicale”: da dove dobbiamo partire, concretamente?
Da tutto! Ciascuno in quello che fa: siamo contemporaneamente consumatori, automobilisti, pedoni, lavoratori, studenti…abbiamo mille dimensioni e in ciascuna si può giocarsi un ruolo attivamente. Non c’è una cosa specifica da cui partire, tutto ciò che facciamo, le scelte quotidiane. Poi chiaramente ciascuno ha il suo ruolo: un semplice cittadino non può essere paragonato (e responsabilizzato) al presidente della Commissione Europea. C’è differenza, ma è importante riuscire a trasmettere che, per fare i passi necessari per compiere questo cammino di transizione serve, il contributo di tutti e di ciascuno.
Se volete approfondimenti documentati sui temi della transizione e in particolare dell’energia, vi invitiamo a seguire Gianluca Ruggieri sui social.
- Giacomo Magatti – Giacomo Magatti è Sustainability Specialist presso il Centro BASE (Bicocca Ambiente Società Economia) dell’Università di Milano-Bicocca e socio di Rete Clima
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