18 07, 2023

Re-lake, il progetto per un lago rigenerato

2023-09-29T13:13:51+02:0018 Luglio 2023|Blog|0 Commenti

Provando a individuare un simbolo rappresentativo del nostro territorio non si può che pensare immediatamente al lago di Como, amato dai cittadini e ormai icona per i turisti di tutto il mondo.

Oltre che l’elemento più caratteristico delle nostre zone …

6 04, 2023

Sostenibilità: consapevolezza e possibilità delle imprese locali

2023-09-29T10:13:15+02:006 Aprile 2023|Blog|0 Commenti

Che le imprese possano giocare un ruolo fondamentale nelle sfide ambientali e sociali come attori consapevoli per una transizione verso modelli più sostenibili è ormai un concetto condiviso, forse però troppo spesso si tende a declinare il tema solo a livello globale ed in ottica futura. Sul nostro territorio invece i segnali di queste sfide sono oggi sempre più evidenti e secondo alcune recenti ricerche anche la consapevolezza delle aziende lombarde riguardo l’importanza delle proprie azioni è sempre più diffusa. Le imprese locali devono e dovranno infatti confrontarsi con criticità sempre più concrete. Un'analisi da poco pubblicata sul patrimonio immobiliare e del territorio, compiuta a livello globale da Xdi (The Cross Dependency Initiative), ha collocato la Lombardia al 5°posto tra le regioni europee più esposte agli eventi meteorologici estremi e al cambiamento climatico nel 2050.  Oltre alle evidenze climatiche inoltre le recenti emergenze sanitarie e energetiche richiedono la considerazione di strategie di impresa sostenibili, dal punto di vista sociale e ambientale, specialmente nella nostra Regione, considerando gli effetti della pandemia in Lombardia e le importanti richieste energetiche dell’industria del nostro territorio. Secondo il recente rapporto “Il cambiamento climatico e le strategie delle imprese”  di Assolombarda, Confindustria Lombardia e Banca d’Italia, queste criticità non passano inosservate. La ricerca ha raccolto sia dati qualitativi, tramite focus group, sia quantitativi, grazie ad un questionario somministrato a 533 unità manifatturiere: le aziende della nostra regione dichiarano di percepire i disagi legati ai cambiamenti climatici e quasi un’impresa su quattro riporta di essere stata interessata (direttamente o indirettamente) da eventi meteorologici estremi tra il 2017 e il 2021. La consapevolezza delle aziende delle attuali sfide e dell’importanza attribuita ad azioni più sostenibili emerge anche dal report “Sostenibilità” di Unioncamere Lombardia, relativo al 3° trimestre 2022. L’analisi ha raccolto numerosi pareri dai diversi settori lombardi: 1.500 interviste da imprese industriali, 1.100 da imprese artigiane, 1.200 da imprese commerciali e 1.200 da imprese dei servizi. I dati evidenziano che nel settore dell’artigianato manifatturiero ben il 72% delle realtà ritiene la sostenibilità molto o abbastanza importante, percentuale che cresce a 78% nei servizi, a 79% nel commercio al dettaglio e a 83% nel settore industriale. Oltre ad un aumento di consapevolezza le due ricerche mostrano come alcune imprese lombarde dichiarino di avere già applicato misure o di avere in programma azioni verso una maggiore sostenibilità ambientale e sociale, prevedendo tra gli altri interventi di efficientamento energetico o produzione da fonti rinnovabili, investendo nella gestione degli scarti di produzione, delle emissioni inquinanti e dei rifiuti, puntando sulle possibilità di riuso per ridurre gli sprechi o organizzando programmi di formazione per i dipendenti e valutazioni del benessere lavorativo. Ad oggi le possibilità sono numerose e le aziende possono agire affidandosi a risorse interne o sfruttando processi di open innovation, basati sull’adozione di stimoli esterni per fare innovazione all'interno dell’impresa o esternalizzando stimoli interni per intraprendere azioni di innovazione all’esterno dell’impresa. Come Ecofficine in risposta alle sfide della situazione attuale vediamo molteplici interventi concreti  verso approcci aziendali sul territorio sempre più [...]

25 01, 2023

Carbon Footprint & Offset- Fiera L’isola che c’è

2023-09-29T10:13:47+02:0025 Gennaio 2023|Blog|0 Commenti

Il calcolo delle emissioni di gas a effetto serra (GHG, greenhouse gas) è la prima fondamentale azione di un percorso di decarbonizzazione. Si possono quantificare le emissioni dirette ed indirette di una qualsiasi attività: il valore che si ottiene è l’impronta carbonica (Carbon Footprint).La CF rappresenta la baseline emissiva: indica nello specifico quali attività generano le emissioni, al fine di poter realizzare gli interventi di decarbonizzazione e di eventuale compensazione. La Carbon Footprint di un evento rappresenta l’impronta di carbonio complessiva generata da tutte le azioni di progettazione, allestimento, realizzazione e disallestimento dell’evento stesso. La Cooperativa Ecofficine è da anni tra gli organizzatori della Fiera L’isola che c’è, la Fiera delle Economie Solidali della provincia di Como, un evento consolidato e molto partecipato del comasco, nato per mettere in mostra la sostenibilità e la solidarietà locale che nascono dallo stile di produzione, di consumo, di relazione e di cittadinanza attiva, con un alto valore etico e solidale. Nel 2022 la Fiera ha ospitato circa 14.000 visitatori e coinvolto nell’organizzazione e nel supporto logistico oltre 250 volontari. Grazie alla collaborazione con Rete Clima, abbiamo deciso di calcolare le emissioni della Fiera 2022, considerando tutti i principali aspetti della manifestazione: Mobilità, Energia, Ristorazione, Comunicazione e Rifiuti. La Fiera delle economie solidali è da sempre organizzata con una particolare attenzione all’impatto ambientale e secondo scelte che la portino ad essere il più possibile sostenibile. Per compensare le emissioni che non è stato possibile eliminare abbiamo deciso di investire in crediti di carbonio, titoli equivalenti ad una tonnellata di CO2 non emessa o assorbita grazie ad un progetto di tutela ambientale realizzato con lo scopo di ridurre o riassorbire le emissioni globali di CO2 e altri gas ad effetto serra.  I progetti di compensazione sono solitamente realizzati in Paesi in Via di Sviluppo, con valenze di promozione sociale e di autosufficienza economica per le popolazioni locali. Per la compensazione delle emissioni della Fiera 2022 è stato scelto un progetto di carbon offset a Jalgaon, Maharashtra in India. Lo scopo del progetto è di generare una forma pulita di elettricità sfruttando energia solare. Il progetto sostituirà le emissioni antropogeniche di gas serra stimate in circa 13,243 tCO2e all'anno e contribuirà a rendere più ecosostenibile il mix di approvvigionamento energetico nella regione del Maharashtra, dominato principalmente da impianti di generazione termica e da combustibili fossili. Scopri di più sul progetto Il progetto VCS 1230 – Solar Photovoltaic Power Project at Jalgaon, Maharashtra in India partecipa al Programma VCS (Verified Carbon Standard) – Verra. Siamo molto soddisfatti del risultato, che si unisce agli sforzi di Ecofficine per un approccio sostenibile a 360°. L'impegno per il calcolo e per la compensazione delle emissioni si integra infatti alla gestione sostenibile degli eventi della nostra cooperativa, certificata secondo lo standard ISO 20121. Siamo inoltre particolarmente felici del progetto di compensazione scelto, in accordo con il nostro impegno per la diffusione di Comunità Energetiche Rinnovabili sul territorio, per una transizione energetica partecipata e sostenibile. Scopri di [...]

24 11, 2022

COP 27: cos’è successo a Sharm El-Sheikh?

2023-09-29T10:14:31+02:0024 Novembre 2022|Blog|0 Commenti

Si è da poco chiusa COP 27, la Conferenza della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (per approfondire cos’è una COP vi rimandiamo qui): proviamo a raccontare cos’è successo a Sharm El-Sheikh e se sono stati fatti passi avanti nell’impegno contro la crisi climatica in atto. Quello che si può dire con certezza è che, come d’abitudine in questi appuntamenti, le analisi dei media globali vanno da chi riporta grandi risultati a chi è estremamente deluso, da chi parla di decisioni epocali a chi sottolinea l'uso di un linguaggio ambiguo che nasconde poco impegno. Le voci variano moltissimo anche a seconda della loro provenienza: nord o sud del mondo, Paesi ricchi o Paesi poveri. Noi ci rifacciamo a due fonti importanti che hanno partecipato alla Conferenza: Italian Climate Network , associazione che riunisce esperti italiani sul tema dei cambiamenti climatici, e Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, che è il focal point italiano per l’IPCC (l’agenzia delle Nazioni Unite per la scienza del clima). Il percorso di avvicinamento a COP27 non è stato semplice. In un contesto globale non ancora uscito dalla pandemia, con la guerra in Ucraina, le crisi energetiche e alimentari in corso in molti Paesi, sicuramente una conferenza come quella sulla crisi climatica poteva essere vissuta come un “fastidio” e poteva non raggiungere obiettivi significativi. Come sono andate quindi le cose? Una delle aspettative principali era legata alla possibile discussione per la creazione di strumenti finanziari su Loss and Damage (Perdite e Danni) un fondo che possa compensare ciò che subiscono e subiranno soprattutto i Paesi in via di sviluppo (in particolare quelli insulari e Africani) per via degli eventi climatici estremi.   Foto tratta dal sito UNFCCC: Credit: Kiara Worth La foto riporta gli applausi nel momento in cui l’assemblea ha effettivamente dato vita a questo strumento, molto atteso da decenni soprattutto dai Paesi del G77 e dalla società civile. L’Unione Europea ha avuto un ruolo fondamentale per il raggiungimento di questo risultato, tramite la decisione di aggiornare e migliorare il proprio NDC (Nationally Determined Contributions), ovvero il proprio impegno per la mitigazione delle emissioni. La creazione del fondo sarà realizzata tramite un Comitato che avrà il compito di creare una tassonomia di Perdite e Danni compensabili. Questo era il terzo pilastro previsto dall’Accordo di Parigi oltre a mitigazione e adattamento e finalmente vede la luce. Interessante sottolineare come tra le “sfide” conseguenti a Perdite e Danni cui rispondere collettivamente vengano inserite anche le migrazioni. Se è vero che la creazione di questo Fondo (o almeno del Comitato che dovrà finalizzarlo) è una buona notizia, COP27 non ha raggiunto un altro importante obiettivo, ovvero quello di mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno per la finanza climatica. Nei documenti finali della COP si parla della necessità di “almeno 4.000 miliardi di dollari per rimanere in una traiettoria che porti a emissioni zero entro il 2050”. Viene auspicata una riforma del sistema finanziario globale e delle banche multilaterali di sviluppo, che risultano essere diventati decisamente inadeguati alla [...]

15 09, 2022

Carbon footprint e carbon neutrality di un evento

2023-09-29T10:14:38+02:0015 Settembre 2022|Blog|0 Commenti

Per contrastare la crisi climatica in atto e avviare reali percorsi di decarbonizzazione che rispondano agli obiettivi dell’Accordo di Parigi, il punto di partenza non può che essere la misura della performance emissiva di qualsiasi organizzazione, prodotto, servizio, evento. Si …

24 08, 2022

Le pubbliche amministrazioni per l’agenda 2030

2023-09-29T10:14:48+02:0024 Agosto 2022|Blog|0 Commenti

La pubblica amministrazione ha tre ruoli molto importanti per il raggiungimento dei diciassette Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (o SDGs) dell’Agenda 2030. Innanzitutto, disporre di un adeguato sistema di pubblica amministrazione è un obiettivo di sviluppo sostenibile a sé stante: infatti, il sedicesimo SDG, “Pace, Giustizia e Istituzioni forti”, riconosce che lo sviluppo sostenibile comprende anche il bisogno di sicurezza, cittadinanza e diritti fondamentali. E lo fa dettando alcuni target imprescindibili, come garantire la sicurezza dei cittadini, la prevenzione della violenza, il rispetto dei diritti umani, così come stabilendo gli stessi principi di una buona amministrazione: promozione dello Stato di diritto, tutela delle libertà fondamentali, lotta alla corruzione, non discriminazione, accesso all'informazione, efficacia, responsabilità e trasparenza. In secondo luogo, i sistemi di governance pubblica sono esplicitamente incaricati di contribuire alla realizzazione degli SDGs, attraverso gli strumenti politici che a loro competono. Solo per citarne alcuni, le pubbliche amministrazioni devono dare il loro contributo creando città e insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili (SDG 11), adottando politiche di eradicazione della povertà e fornendo sistemi di protezione sociale (SDG 1), promuovendo politiche per l’empowerment femminile e la parità di genere (5) e quelle economiche per sostenere le attività produttive, l'imprenditorialità, la creatività e l'innovazione (8), adottando misure contro il degrado degli habitat naturali, terrestri e acquatici (14 e 15) e per l’accesso alle risorse fondamentali come l’acqua (6) e l’energia (7). Ma un punto è certo: nessuno dei diciassette SDGs può essere realizzato senza il contributo delle amministrazioni pubbliche, di qualsiasi livello. Per questo, l’Obiettivo 17 richiama proprio la necessità che tutti gli attori sociali e politici collaborino tra di loro per il fine comune dello sviluppo sostenibile: la realizzazione dell’Agenda 2030, infatti, richiede che governi, organizzazioni internazionali, società civile e settore privato lavorino insieme a tutti i livelli e in tutti gli ambiti. Quale amministrazione serve dunque per creare uno sviluppo equo e sostenibile?  Innanzitutto, è essenziale la collaborazione tra pubblica amministrazione e società civile: l’innovazione e il cambiamento sono possibili solamente se si attivano processi basati sul dialogo, sull’ascolto e sulla progettazione partecipata, superando il modello bipolare che vede da una parte la pubblica amministrazione e dall’altra i cittadini e le imprese. Questo si raggiunge attraverso spazi e momenti di elaborazione, in cui i vari attori di una comunità (cittadini, gruppi sociali, amministratori e tecnici) sono coinvolti nell’ideazione o nella realizzazione comune di un progetto, con ricadute positive sul territorio di appartenenza. Ritorna dunque prepotente il tema dell’educazione allo sviluppo sostenibile (trattato già in un post precedente dedicato alle scuole e agli istituti di formazione) quale mezzo per fornire ai cittadini così come agli amministratori gli strumenti che li rendano attori informati e consapevoli per il cambiamento verso la sostenibilità. È poi importante uscire dalla logica degli interventi estemporanei, volti a risolvere le criticità e le problematiche soltanto quando queste sono conclamate e già esplose, per passare invece a una vera e propria programmazione della sostenibilità, con progetti a lungo termine in ottica di prevenzione, mitigazione, adattamento. A questo scopo, [...]

3 08, 2022

Earth Overshoot Day

2023-09-29T10:14:55+02:003 Agosto 2022|Blog|0 Commenti

Da poco meno di una settimana la popolazione mondiale vive consumando risorse che sono oltre quelle che la Terra potrà rigenerare nel 2022. Il 28 luglio è stata infatti la data individuata per l’Overshoot day 2022. Ma cosa significa che da giovedì viviamo oltre le capacità della Terra?  Se abbiamo finito le risorse del 2022 come possiamo continuare? Il concetto è semplice ma preoccupante, è come se l’umanità da giovedì scorso alla fine dell’anno vivesse intaccando i suoi risparmi. Purtroppo però i risparmi non durano per sempre. L’Overshoot day è stato calcolato per la prima volta nel 2006 grazie alla collaborazione della New Economics Foundation e del Global Footprint Network. La semplice ed efficace idea alla base dell’iniziativa è quella di mettere in relazione le risorse necessarie per il sostentamento dell’umanità secondo il sistema attuale e le risorse che la Terra è in grado di rigenerare per l’anno considerato. La formula che deriva da questo ragionamento prevede di dividere la biocapacità della Terra per l’impronta ecologica dell’umanità. Moltiplicando il risultato per 365 si ottiene la data dell’overshoot day. Per comprendere appieno  la formula è necessario però conoscere i termini dell’equazione. Per biocapacità si intende la capacità degli ecosistemi di produrre i materiali biologici utilizzati dall’uomo e di assorbire i materiali di scarto generati, secondo la tecnologia e i sistemi di gestione correnti. L’impronta ecologica è invece la misura dell’ area necessaria per produrre tutte le risorse che un individuo, una popolazione o un'attività consumano e per assorbire i rifiuti che generano, sempre con riferimento alle condizioni correnti. Nel calcolo, biocapacità ed impronta ecologica sono pesate secondo il tipo di sistema biologico considerato (fattore di equivalenza) e per la produttività dei sistemi nelle diverse nazioni (fattore di rendimento) per ottenere una misura confrontabile su scala mondiale: gli ettari globali. Un ettaro di pascolo conterà meno di un ettaro coltivato mentre è possibile che in un paese con tecnologie più sviluppate un ettaro coltivato produca, e pesi, di più rispetto alla media mondiale. In questo modo è possibile confrontare gli ettari globali effettivamente disponibili per produrre e assorbire risorse e gli ettari necessari per sostenere lo stile di vita attuale. Il concetto di fondo è quindi molto semplice, se il nostro pianeta può rigenerare 100, tenendo conto di diversi rendimenti e sistemi biologici, quando avremmo bisogno 200, la data di superamento  prevista cadrà esattamente a metà dell’anno.   La data del 2022 non è purtroppo un’isolata eccezione e si inserisce in un trend negativo che vede l’overshoot day presentare il suo conto sempre prima. La terra eccede le risorse generate annualmente dagli anni '70. Più precisamente si è partiti da una data di superamento prevista per il 25 dicembre nel 1971 per arrivare al 28 luglio del 2022 Un altro fattore preoccupante è che a livello globale la situazione è tutt’altro che omogenea. Considerando gli  Overshoot day nazionali, ovvero le date da considerare se tutta la popolazione mondiale adottasse lo stile di vita e i consumi di un cittadino del Paese considerato, [...]

14 07, 2022

Che cos’è il turismo sostenibile?

2023-09-29T11:29:14+02:0014 Luglio 2022|Blog|0 Commenti

La definizione ufficiale di turismo sostenibile si è evoluta nel tempo. L’ Organizzazione Mondiale del Turismo definisce sostenibile "un turismo che tenga pienamente conto dei suoi impatti economici, sociali e ambientali attuali e futuri, rispondendo alle esigenze dei visitatori, dell'industria, dell'ambiente e delle comunità ospitanti". Possiamo perciò definire turismo sostenibile certamente quello che considera 3 ambiti: ambiente, società ed economia. Il turismo sostenibile definito dal UNWTO (World Tourism Organization) dovrebbe: Fare un uso ottimale delle risorse ambientali che costituiscono un elemento chiave dello sviluppo turistico, mantenendo i processi ecologici essenziali e contribuendo a conservare il patrimonio naturale e la biodiversità Rispettare l’autenticità socio culturale delle comunità ospitanti, conservare il loro patrimonio culturale costruito e vivente e i valori tradizionali, e contribuire alla comprensione e alla tolleranza interculturale Essere inclusivo e accessibile Garantire operazioni economiche sostenibili e a lungo termine, fornendo benefici socio economici a tutte le parti interessate che siano equamente distribuiti, compresa l’occupazione stabile e le opportunità di guadagno e i servizi sociali alle comunità ospitanti, e contribuendo alla riduzione della povertà. Alcuni esempi. Una destinazione per poter affermare di essere sostenibile dal punto di vista ambientale dovrebbe: Incentivare il recupero di edifici pre esistenti (invece di incentivare nuove costruzioni) Migliorare e aumentare i mezzi di trasporto pubblici Incentivare l’uso di mezzi alternativi all’auto privata (come la bicicletta).   Cosa rende sostenibile a livello ambientale le attività turistiche (ad esempio hotel, escursioni e ristorazione)? La cosa migliore è partire dal rinnovo di un edificio preesistente Sviluppare, gradualmente, un piano di gestione che preveda partendo dei miglioramenti continui nel tempo monitorabili e misurabili Le attività che possono essere inserite sotto la voce ambiente nel piano di gestione sono: acqua, energia, gas, gestione cibo e spazzatura, monitorare l’emissione di CO2.  La sostenibilità a livello sociale dovrebbe essere gestita o almeno coordinata dalla destinazione, ci sono però alcuni aspetti che anche i privati possono e dovrebbero contribuire a migliorare. Un obiettivo molto utile è coinvolgere i residenti nella progettazione della destinazione.  Riuscire a coinvolgere i cittadini e le cittadine senza un interesse diretto nel settore turismo è molto sfidante, bisogna lavorare sulla motivazione e sulle aspettative dei risultati. Un altro importante fattore è riuscire a minimizzare gli impatti negativi su territorio e residenti. È fondamentale che elementi essenziali come la sicurezza e l’accesso siano sempre garantiti ai residenti. Un territorio accessibile a tutti (senza barriere architettoniche, con mezzi pubblici adatti a persone con difficoltà motorie, con indicazioni comprensibili) è un territorio che acquisisce benessere per i propri residenti stanziali e temporanei, che non discrimina, ma ascolta le necessità e diventa operativo. La terza dimensione da considerare è quella economica, qui la collaborazione ente pubblico- settore privato diventa essenziale. La destinazione dovrebbe indicare quale sia il contributo diretto e indiretto del turismo, misurarlo e renderlo accessibile pubblicamente La destinazione dovrebbe incoraggiare e supportare carriere nell’ambito del turismo e di settori trasversali Gli operatori dovrebbero considerare in modo egualitario l’occupazione locale contribuendo a contrastare lo spopolamento Gli operatori dovrebbero contribuire alla formazione, la crescita economica e responsabile della [...]

28 06, 2022

L’educazione per lo sviluppo sostenibile

2023-09-29T10:15:41+02:0028 Giugno 2022|Blog|0 Commenti

L’educazione è un diritto umano fondamentale, ribadito all’art.26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, secondo il quale essa deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Un buon livello di istruzione migliora la qualità di vita delle persone e della comunità in cui esse vivono. Istruirsi e formarsi significa acquisire le conoscenze e le competenze per entrare nel mondo del lavoro, per diventare cittadini responsabili, per prendersi meglio cura di sé e dei propri cari. L'istruzione aiuta a ridurre le disuguaglianze, a raggiungere la parità di genere; è fondamentale per promuovere la tolleranza e società più pacifiche: un’istruzione di qualità ha la fondamentale funzione di formare l’individuo che, cittadino del domani, sia in grado di vivere in questo mondo, affrontarne le difficoltà e costruire relazioni positive con gli altri. L’educazione è dunque sicuramente un mezzo per raggiungere lo sviluppo sostenibile, ma è anche un obiettivo in sé: il Sustainable Development Goal numero 4 dell’Agenda 2030 dell’ONU è focalizzato infatti ad “Assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti” entro il 2030. L’educazione allo sviluppo sostenibile è poi esplicitamente riconosciuta come parte del Target 4.7: “Garantire entro il 2030 che tutti i discenti acquisiscano la conoscenza e le competenze necessarie a promuovere lo sviluppo sostenibile, anche tramite un’educazione volta ad uno sviluppo e uno stile di vita sostenibile, ai diritti umani, alla parità di genere, alla promozione di una cultura pacifica e non violenta, alla cittadinanza globale e alla valorizzazione delle diversità culturali e del contributo della cultura allo sviluppo sostenibile.” La necessità per un’educazione sostenibile non è mai stata così forte. Temi globali, come il cambiamento climatico, richiedono con urgenza l’intervento e l’azione di ogni attore del contesto sociale, affinché si raggiunga un mutamento completo e radicale dei nostri stili di vita e una trasformazione dei nostri modi di pensare e agire. Gli individui sono gli agenti fondamentali del cambiamento verso la sostenibilità. Ma per far sì che questo avvenga, essi hanno bisogno di conoscenze, abilità, valori e attitudini che li responsabilizzino nel contribuire allo sviluppo sostenibile. L’educazione alla sostenibilità diventa così cruciale per il raggiungimento dello sviluppo sostenibile. I sistemi educativi di ogni ordine e grado dovrebbero rispondere a questo bisogno definendo obiettivi e contenuti di apprendimento, introducendo pedagogie capaci di responsabilizzare gli scolari e gli studenti, per renderli capaci di prendere decisioni informate e di agire responsabilmente per l’integrità ambientale, la vitalità economica e una società giusta, per le generazioni presenti e future. Una vera educazione sostenibile mira a sviluppare competenze che permettano agli individui di riflettere sulle loro azioni, prendendo in considerazione il loro attuale e futuro impatto sociale, culturale, economico e ambientale, da una prospettiva sia locale, sia globale. Persone che hanno imparato a capire la complessità del mondo in cui vivono, a collaborare, a parlare e agire in vista di un cambiamento positivo, che possiedono le competenze chiave che permettano loro di impegnarsi costruttivamente e responsabilmente [...]

8 06, 2022

Idrogeno, vettore energetico del futuro?

2023-09-29T10:15:50+02:008 Giugno 2022|Blog|0 Commenti

Idrogeno: se ne parla tanto come vettore energetico del futuro, ma cos'è? Come si produce? Cosa sono idrogeno verde, blu, grigio e viola? Quanto peserà nella transizione? Sarà il futuro della mobilità? Esattamente vent'anni fa usciva il saggio dell’economista Jeremy rifkin “Economia all'idrogeno”, un testo importante che ipotizzava quale potesse essere il futuro della produzione e dell'uso dell'energia su scala globale dando proprio all'idrogeno un ruolo da attore protagonista soprattutto nell’ambito dei trasporti. In questi vent'anni sono cambiate molte cose dal punto di vista energetico, abbiamo capito che il futuro è nelle rinnovabili, con il contesto soco-politico che ci ha dato l’ennesima dimostrazione nelle ultime settimane di quanto la nostra dipendenza dalle fonti fossili sia totalmente anacronistica. In tutto ciò però l'idrogeno non ha ancora un ruolo di rilievo, anche se negli ultimi mesi se ne è parlato tanto anche per il fatto che la comunità europea ha dichiarato di prevedere investimenti di quasi 470 miliardi di euro entro il 2050 per far sì che possa essere parte attiva della transizione energetica. E a proposito di transizione energetica, l’Enea afferma che l’idrogeno è necessario per riuscire a mantenerne le promesse e l’Hydrogen Council sottolinea come nel mondo siano in corso progetti del valore di circa 300 miliardi di dollari, con 30 Paesi (tra cui la Comunità Europea) che hanno definito una propria road map per l’uso dell’idrogeno. E allora è importante capire cos’è l’idrogeno, quale idrogeno è utile ad una vera transizione ecologica e quale futuro reale potrebbe avere negli usi finali. Negli anni ’90 in un famoso sketch, Beppe Grillo (che nella sua vita precedente ha avuto il merito di mostrare nei suoi spettacoli tante visioni di futuro sostenibile) faceva i fumenti sopra il tubo di scappamento di un’automobile alimentata ad idrogeno e fin da allora sappiamo che potremmo avere nelle città emissioni solo di vapore acqueo. Ma per arrivare a questo vapore acqueo le cose non sono così semplici. Intanto bisogna avere chiaro che l’idrogeno non è una fonte bensì un vettore energetico: significa che deve essere prodotto trasformando una fonte, e che è capace di immagazzinare energia e rilasciarla in un secondo momento tramite una combustione che non genera appunto emissioni nocive. Inoltre, pur essendo l’idrogeno uno degli elementi più presenti in natura, non esiste allo stato puro cioè come gas H2 , ma spesso in combinazione con altri elementi a formare molecole quali l’acqua o gli idrocarburi. È quindi necessario produrlo a partire da questi composti e questo comporta un dispendio di energia. In particolare, attualmente si parte perlopiù da metano (CH4) ma potenzialmente la molecola di partenza principale potrebbe essere l’acqua che per elettrolisi viene divisa in H2 e ossigeno. È per questo che, a seconda della sua origine, si parla di idrogeno di diversi colori: verde, grigio, blu, viola, nero, colori che non si riferiscono al gas stesso (che è inodore, insapore e incolore) ma appunto alla modalità produttiva. Partendo dal peggiore dal punto di vista ecologico, l’idrogeno nero è quello prodotto da elettrolisi dell’acqua [...]

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