La pubblica amministrazione ha tre ruoli molto importanti per il raggiungimento dei diciassette Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (o SDGs) dell’Agenda 2030. Innanzitutto, disporre di un adeguato sistema di pubblica amministrazione è un obiettivo di sviluppo sostenibile a sé stante: infatti, il sedicesimo SDG, “Pace, Giustizia e Istituzioni forti”, riconosce che lo sviluppo sostenibile comprende anche il bisogno di sicurezza, cittadinanza e diritti fondamentali. E lo fa dettando alcuni target imprescindibili, come garantire la sicurezza dei cittadini, la prevenzione della violenza, il rispetto dei diritti umani, così come stabilendo gli stessi principi di una buona amministrazione: promozione dello Stato di diritto, tutela delle libertà fondamentali, lotta alla corruzione, non discriminazione, accesso all'informazione, efficacia, responsabilità e trasparenza. In secondo luogo, i sistemi di governance pubblica sono esplicitamente incaricati di contribuire alla realizzazione degli SDGs, attraverso gli strumenti politici che a loro competono. Solo per citarne alcuni, le pubbliche amministrazioni devono dare il loro contributo creando città e insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili (SDG 11), adottando politiche di eradicazione della povertà e fornendo sistemi di protezione sociale (SDG 1), promuovendo politiche per l’empowerment femminile e la parità di genere (5) e quelle economiche per sostenere le attività produttive, l'imprenditorialità, la creatività e l'innovazione (8), adottando misure contro il degrado degli habitat naturali, terrestri e acquatici (14 e 15) e per l’accesso alle risorse fondamentali come l’acqua (6) e l’energia (7). Ma un punto è certo: nessuno dei diciassette SDGs può essere realizzato senza il contributo delle amministrazioni pubbliche, di qualsiasi livello. Per questo, l’Obiettivo 17 richiama proprio la necessità che tutti gli attori sociali e politici collaborino tra di loro per il fine comune dello sviluppo sostenibile: la realizzazione dell’Agenda 2030, infatti, richiede che governi, organizzazioni internazionali, società civile e settore privato lavorino insieme a tutti i livelli e in tutti gli ambiti. Quale amministrazione serve dunque per creare uno sviluppo equo e sostenibile? Innanzitutto, è essenziale la collaborazione tra pubblica amministrazione e società civile: l’innovazione e il cambiamento sono possibili solamente se si attivano processi basati sul dialogo, sull’ascolto e sulla progettazione partecipata, superando il modello bipolare che vede da una parte la pubblica amministrazione e dall’altra i cittadini e le imprese. Questo si raggiunge attraverso spazi e momenti di elaborazione, in cui i vari attori di una comunità (cittadini, gruppi sociali, amministratori e tecnici) sono coinvolti nell’ideazione o nella realizzazione comune di un progetto, con ricadute positive sul territorio di appartenenza. Ritorna dunque prepotente il tema dell’educazione allo sviluppo sostenibile (trattato già in un post precedente dedicato alle scuole e agli istituti di formazione) quale mezzo per fornire ai cittadini così come agli amministratori gli strumenti che li rendano attori informati e consapevoli per il cambiamento verso la sostenibilità. È poi importante uscire dalla logica degli interventi estemporanei, volti a risolvere le criticità e le problematiche soltanto quando queste sono conclamate e già esplose, per passare invece a una vera e propria programmazione della sostenibilità, con progetti a lungo termine in ottica di prevenzione, mitigazione, adattamento. A questo scopo, [...]